Il nostro lavoro al tempo del coronavirus

Dopo un paio di settimane di fermo lavorativo dall’inizio del lockdown abbiamo sentito la necessità non rimare fermi per rispondere ai bisogni che di giorno in giorno emergevano e per capire come ripensare la nostra attività alla luce di questa emergenza storica.

LA CARITAS DI RIMINI

Anche in questo tempo l’attività della Caritas Riminese non si ferma, anzi aumenta in modo esponenziale. Così i volontari ogni giorno aiutano bisognosi, senzatetto, anziani che si trovano in difficoltà
Persone che non hanno al loro fianco i propri cari, figli, nipoti o amici che li possano aiutare nelle esigenze quotidiane, fare la spesa, cucinare un pasto caldo o semplicemente fare compagnia.
E così il nostro Alessando Garattoni si chiede cosa è possibile fare per poter contribuire insieme a tanti altri volontari della Caritas a rispondere ai bisogni che emergono.
Tempo fa, l’amico Mario Galasso, direttore della Caritas riminese, gli chiede un aiuto per poter migliorare la gestione e la qualità del servizio cucina della mensa per i poveri. Ecco si presenta ora l’occasione per poterlo fare. Inizia così l’avventura.
Ogni giorno, insieme agli altri volontari, si prepara il pranzo per 250/300 persone, fra cui circa una novanta anziani non autosufficienti e più di centocinquanta senzatetto. Si cucina anche qualcosa per la cena, con la preoccupazione di fare porzioni abbondanti e adeguate alle persone a cui ci si rivolge.
Si lavora insieme, persone di tutte le età e provenienze, soprattutto giovani. Un vero e proprio esercito di persone che dona gratuitamente il proprio tempo. Ogni giorno si ricevono tante donazioni di materie prime utilizzate per la preparazione dei pasti.
Una vera e propria gara di solidarietà che, pone tutti nudi di fronte al bisogno. L’esperienza che si fa è quella di ricevere molto più di quello che si dà. Dalla finestra di quella cucina Alessandro vede un mondo stupendo fatto di persone attente al loro prossimo.

VOGLIA DI PIZZA

Si preparano piatti sostanziosi, sani e piacevoli. Così si fa sentire anche la voglia di pizza.
Sì, per la prima volta alla Caritas è arrivata anche la pizza. Il piatto italiano più amato e apprezzato è stato preparato insieme a Mamadou, Alina, Domenico, Alessandra guidati da Alessandro.
Tutto è partito quasi per caso, guardando all’ingrediente odierno disponibile: tanta mozzarella.
Ogni giorno infatti il menù viene creato o modificato in base a quanto arriva in dispensa.
Il risultato? 28 teglie di pizza con porzioni abbondanti per tutte le persone che in quella giornata sono state raggiunte poi dai volontari per la consegna a domicilio.
Era sempre stato uno dei desideri di Mario Galasso quello di poter offrire una buona pizza. Fino a quel momento gli era sempre stato detto che era una cosa troppo complicata, numeri troppo alti. E invece, …
È stata una vera festa. È proprio vero che il cibo ha il potere di portare gioia anche in momenti difficili.

IL VALORE DELL’ESPERIENZA

La comunità, il lavorare insieme per un gesto di carità, l’attenzione ai bisogni di fratelli e le sorelle del nostro territorio, pone inevitabilmente ognuno di fronte alle domande fondamentali dell’esistenza.
La domanda, il desiderio di Alessandro è quello di esprimere una utilità.
Lo è stato da sempre, da quando ha iniziato a seguire i suoi maestri e così nella traccia dei suoi genitori, persone semplici, artigiani (la madre sarta e il padre imbianchino), certi del fatto che il lavoro è ricchezza prima di tutto perché rende possibile l’esperienza del costruire .
E così quel giorno, di fronte alla domanda di Mario Galasso, Alessandro è stato davanti ad un bivio, la strada più comoda oppure quella del muoversi rispondendo ad un amico per una utilità.
Quel piccolo si detto con paura, dopo riflessioni e confronti in famiglia, l’hanno portato a nuovi incontri, una nuova famiglia, Mario, Maria Carla , Alessandra, Pietro, Mamadou, Alima, Dominique e tutti gli altri.
È stata anche l’occasione per mettere al servizio la propria professionalità, migliorando gli aspetti organizzativi del lavoro della Caritas e formando i ragazzi ad una gestione più efficiente del magazzino e delle scorte alimentari.
Ecco cosa dice in sintesi il nostro Alessandro di questa esperienza: “Il tempo non è del Coronavirus, il tempo è il nostro! Tocca a noi decidere per cosa e per chi vale la pena vivere, io l’ho capito meglio anche guardando i miei amici.”.

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